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GIOCATTOLI POLITICAMENTE SCORRETTI CHE HANNO SUCCESSO

Sembra che nel settore del design per i giochi da tavolo ci sia un trend crescente verso la progettazione di giocattoli politicamente scorretti che hanno successo, e non è strano attribuire alla scorrettezza il successo di questi ultimi se analizziamo la natura umana e i comportamenti dei giocatori grandi e piccini di fronte ad un tabellone da gioco. Spesso si gioca con amici o conoscenti ed è facile ricorrere ai loro punti deboli per anticiparne le mosse o pensare di ‘prendere in prestito’ un po’ di soldi in più dalla banca del Monopoli; d’altra parte il divertimento sta anche in questo e perchè resistere alla tentazione di barare anche quando si gioca insieme, e il saltare un turno non è poi così grave?

Dopo due anni di ricerca e un team di lavoro dedicato la Hasbro ha lanciato lo scorso giugno il Monopoly – Cheaters edition (letteralmente ‘edizione per imbroglioni’), andando a soddisfare quel 50% degli utenti che ha ammesso di barare (o averlo fatto almeno una volta) durante una partita del gioco da tavolo più famoso al mondo. Si parla di una fetta di mercato molto ampia se consideriamo che Monopoli è presente in 114 nazioni e tradotto in 47 lingue, un vero e proprio gioco mondiale.

La prima edizione di questo gioco da tavolo si chiamava ‘The Landlord’s Game’ e nacque agli inizi del secolo scorso da un’idea di Elizabeth Magie, progettista di giocattoli. ‘Lizzie’ volle inventare un gioco educativo per sensibilizzare le persone contro il sistema economico monopolistico che stava portando all’ arricchimento di potenti e già ricche famiglie americane, come i Carnegies o i Rockefellers, e all’impoverimento della gran parte della popolazione.

Si potrebbe fare un paragone tra la situazione politica ed economica dell’inizio del ‘900 e quella attuale, analizzando le similitudini e le differenze per capire quali sono gli elementi culturali che spingono a progettare un gioco in un certo modo e in un preciso momento storico. Per adesso ci basta sapere che i designer di giocattoli della Hasbro hanno preso sul serio quello che per anni era stato uno scherzo tra le pareti del loro quartier generale di Rhode Island, ovvero quello di inventare un gioco da tavolo dove le regole sono basate sull’inganno.

Dopo aver verificato in fase di ricerca il bisogno latente dei giocatori di eludere le regole esistenti e aver capito quali sono gli inganni più comuni attorno al tavolo da gioco, i designer sono partiti con lo sviluppo prodotto, mettendo al centro la scorrettezza come elemento chiave. Questa fase li ha portati a inventare 15 nuove carte imbroglio che funzionano come delle missioni e che comprendono azioni come non pagare l’affitto, rubare l’hotel di un altro giocatore o muovere in avanti la propria pedina quando è il turno di qualcun altro. Se il giocatore riesce a portarle a termine guadagna punti bonus, se invece viene colto in flagrante dovrà pagare ogni avversario ed andare in prigione. La componente fisica ed interattiva è ben progettata, infatti la penalità comprende un vero e proprio ammanettamento al tabellone di gioco; Ovviamente ogni tentativo di evasione è ben accetto!

Una criticità del Monopoli classico individuata dai progettisti di giocattoli della Hasbro era quella del tempo delle partite, spesso troppo lungo tanto che qualcuno ha rinominato questo gioco ‘Monotony’. Nella ‘Cheaters edition’ questo non succede e le partite durano massimo 45 minuti. Cambiano, rispetto alla versione classica, anche le pedine tra le quali troviamo un cilindro che nasconde un mucchio di soldi o un gatto che ama rubare il bottino degli altri giocatori.

Analizzando questo gioco da tavolo con le lenti del progettista ci possiamo rendere conto che una componente critica da gestire ed è quella del tono del gioco: non è facile rendere qualcosa di ‘sbagliato’ divertente, a partire dagli imbrogli scelti e ai nomi degli stessi fino ai comportamenti dei giocatori durante una partita. A questo proposito, tra i giocattoli politicamente scorretti che hanno successo, ha attirato la nostra attenzione: ‘Not parent approved, play at your own risk’ (Non approvato dai genitori, gioca a tuo rischio).

Si tratta di un altro gioco da tavolo che ricalca il successo del più noto Cards against humanity’, ma si rivolge ai più piccoli (8+). La modalità di gioco è molto semplice ed intuitiva: chi rutta più forte (perdonerete il termine) è il ‘Burp-boss’ che inizia il gioco leggendo a voce alta da una carta una frase incompleta; i giocatori a turno scelgono una carta dal loro mazzo con una frase che completa quella iniziale e la girano in modo tale che nessuno possa leggerne il contenuto. Sarà il boss alla fine a scegliere casualmente una carta che completerà in modo poco ortodosso la frase e scatenerà l’ilarità generale.

Le due mamme co-fondatrici del brand e designer del gioco, lo hanno sviluppato per frenare la dipendenza da schermi digitali dei loro figli e per cercare di aumentare in modo divertente le interazioni fisiche tra i più giovani. Come nel caso del Monopoli siamo di fronte a un progetto che ha come punto di partenza la scorrettezza, un comportamento ritenuto generalmente ‘maleducato’, non adatto a dei bambini e che invece diventa elemento vincente per il successo di questi prodotti. Entrambi i giochi fanno leva su aspetti umani scorretti ma che in un contesto ludico diventano elemento principale di progettazione e contribuiscono, almeno per ora, ad accrescere la reputazione dei brand che li hanno lanciati sul mercato. 

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