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IL DESIGN DEL GIOCATTOLO IN UN MONDO DOMINATO DAI VIDEOGIOCHI

Non siamo soliti scrivere di console e digital gaming ma ci sembra interessante presentarvi Labo, l’ultima novità in casa Nintendo, che dimostra cosa può fare il design del giocattolo in un mondo dominato dai videogiochi.

Sembra che l’innovazione in questo settore sia portata avanti dalla casa giapponese che già nel 2006, in un periodo nel quale i concorrenti gareggiavano sulle grafiche e sulla complessità dei giochi, lanciava la Wii, console dalle prestazioni tecniche non proprio elevate ma che trasformava il modo di giocare da passivo ad attivo. La risposta del mercato non si è fatta attendere, in meno di un anno dal lancio ne sono stati venduti più di 10 milioni di pezzi. Nintendo Switch, presentata lo scorso anno (2017), continua su questa strada assecondando i nuovi bisogni dei giocatori e dando la possibilità di giocare anche fuori dall’ambiente domestico. Il gioco è sempre in evoluzione e il device, formato da un tablet e due controller rimovibili, si può trasformare a seconda del contesto.

Labo è un’invenzione legata alla Switch che mostra cosa può fare il design del giocattolo in un mondo dominato dai videogiochi. Consiste in un kit assortito di fogli di cartone pre-stampati e tagliati, vari accessori e una cartuccia da inserire in Nintendo Switch. L’utente, seguendo delle istruzioni, può piegare, incastrare e montare questi fogli creando dei Toy-Con, ovvero dei supporti ai controller della Switch con cui amplificare l’esperienza di gioco. Tra le varie possibilità di Toy-Con ci sono una canna da pesca, un manubrio di una moto e anche un jetpack da robot.

La prima intuizione evidente e vincente è quella di cavalcare l’onda dell’artigianato digitale, del mondo dei makers e dell’idea di costruire fisicamente degli oggetti tangibili che possano sostenere una tecnologia avanzata, fatta di telecamere ad infrarossi e sensori di ultima generazione. I designer hanno progettato in modo semplice ed efficace l’integrazione tra la parte analogica e quella digitale del gioco. La tecnologia completa il lato analogico, i controller danno la possibilità agli oggetti in cartone di vivere: basta ad esempio costruire la canna da pesca seguendo le istruzioni sullo schermo, inserire il joystick nel mulinello e si può iniziare a pescare.

Nintendo Labo spinge il limite e invita a riconsiderare il design del giocattolo in un mondo dominato dai videogiochi. Coinvolge nella costruzione step by step dell’esperienza di gioco che senza il supporto analogico è nulla: la parte fisica e quella digitale sono necessariamente legate l’una all’altra. Questo processo costituisce un valore aggiunto poichè oltre a gratificare l’utente lo porta a scoprire nuovi modi di utilizzo e ad usare la creatività per svilupparli. Il giocatore diventa così parte attiva, è partecipe di una parte del processo che fino ad ora era solamente virtuale e passiva, mentre ora lo appaga attraverso dei feedback concreti.

La costruzione ha anche una funzione educativa, non a caso il motto del gioco è ‘Monta, Gioca, Scopri’. Oltre alle istruzioni in stile Lego, il gioco dà la possibilità di scoprire cosa c’è dietro all’unione tra la parte analogica e quella digitale e quindi, ad esempio, come fa il pianoforte di cartone a emettere suoni e quali sensori intervengono nello svolgimento del gioco.

La data di lancio per Nintendo Labo è fissata per il 20 Aprile 2018, non sappiamo se questa invenzione sarà un successo o un fallimento, se sarà destinata a durare creando una community attiva e collaborativa o se invece resterà una delle tante proposte dell’industria dei videogiochi, se sarà più usata dai bambini o dai genitori. Siamo certi però che il lancio di questa tipologia di prodotti dimostra una tendenza verso l’umanizzazione della tecnologia, verso il rendere quanto più possibile tangibile qualcosa che fino a poco tempo fa era esclusivamente intangibile.

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